IL MEDITERRANEO: IERI E OGGI
Il Mar Mediterraneo non è soltanto una distesa d'acqua, ma un vero e proprio spazio culturale e storico che ha modellato l'identità delle civiltà che vi si sono affacciate. Fin dall'antichità, questo mare è stato il fulcro degli scambi commerciali, delle rotte migratorie e delle grandi narrazioni mitologiche che ancora oggi influenzano il nostro immaginario.
Dai Fenici ai Greci, dagli Egizi ai Romani, il Mediterraneo è stato il teatro di scoperte, conquiste e incontri tra popoli diversi. È attraverso le sue acque che le idee hanno viaggiato, dando vita a un mosaico di culture interconnesse. La filosofia greca, il diritto romano, la scienza araba e le tradizioni delle civiltà costiere hanno trovato in questo mare un punto di contatto e di trasformazione.
Oggi, il Mediterraneo continua a essere un ponte tra civiltà, un'area di scambio e di confronto che mantiene vivo il suo ruolo storico. Comprendere la sua storia significa comprendere l'evoluzione delle società che si sono sviluppate lungo le sue coste e il modo in cui hanno influito sul mondo moderno.


ETIMOLOGIA
Il nome "Mediterraneo" deriva dal latino "Mediterraneus", che significa "in mezzo alla terra" o "interno". Questo termine è composto da due parti: "medius", che significa "mezzo" o "centrale", e "terra" o "territorio". Quindi, il termine "Mediterraneus" può essere tradotto letteralmente come "in mezzo alla terra". Questa denominazione riflette la posizione del mare, che è circondato da tre continenti: Europa, Asia e Africa.
Ma il Mediterraneo non è solo storia e geografia: è anche un luogo di narrazione, un elemento centrale nei miti e nelle leggende del mondo antico.
Nel mito greco più celebre, che appare nell'"Odissea" di Omero, le sirene sono descritte come creature che attirano i marinai con il loro canto ipnotico, facendo sì che si schiantino contro gli scogli. Ulisse (Odisseo), durante il suo viaggio di ritorno a Itaca, riesce a resistere al loro richiamo legandosi all'albero maestro della sua nave e ordinando ai suoi marinai di tapparsi le orecchie con la cera. La tentazione delle sirene, dunque, simboleggia non solo il richiamo irresistibile del mare, ma anche i pericoli che si celano dietro le bellezze apparenti.
Mentre, Scilla e Cariddi, i mostri marini che minacciavano i marinai nello Stretto di Messina, incarnano la difficoltà della navigazione e la costante tensione tra l'uomo e la natura.


LE SIRENE: ORIGINE E MITO
Le sirene sono tra le creature mitologiche più iconiche e affascinanti, e la loro presenza è strettamente legata all'immaginario collettivo del mare, simbolo di mistero, bellezza e pericolo.
Secondo la tradizione greca, erano esseri che mescolavano la figura umana a quella di uccelli, sebbene in epoche successive la loro rappresentazione si evolverà, spesso associandole a code di pesce, simili a quelle delle ondine o tritoni.
Tuttavia, nella mitologia greca le sirene non sono sempre state associate al mare. In alcune versioni del mito, si dice che originariamente fossero donne mortali o divinità minori, trasformate in creature metà donne e metà uccelli da Demetra per punirle, dopo che avevano fallito nel tentativo di impedire il rapimento della figlia Persefone da parte di Ade. Con il tempo, le sirene acquisiranno un legame sempre più forte con il mare, fino a diventare simbolo della sua natura incontrollabile e pericolosa.
LE SIRENE E LE DIVINITA' DEL MARE
Le sirene, con la loro natura ambigua, si legano facilmente a divinità marine più potenti che governano il mare e le sue correnti
Poseidone (Nettuno nella mitologia romana): il dio delle acque e dei terremoti, che occupa una posizione centrale nella mitologia greca. Con il suo tridente, Poseidone è capace di scuotere il mare, far sollevare tempeste e creare terremoti. Le sirene possono essere viste come esseri che, pur essendo delle creature autonome, sono comunque legate a Poseidone e alla sua potenza marina. In alcuni miti, infatti, le sirene sembrano incarnare l'aspetto pericoloso e capriccioso del mare che Poseidone regna. La bellezza e la seduzione delle sirene possono quindi essere considerate una sorta di estensione di questo potere primordiale e minaccioso del dio marino.

Tritone: figlio di Poseidone e della ninfa Anfitrite, è spesso rappresentato come una figura metà uomo e metà pesce, simile a una sirena maschile. Tritone è noto per suonare il suo cornetto marino (una conchiglia gigante) per calmare o scatenare le acque. Sebbene la figura di Tritone sia meno inquietante di quella delle sirene, entrambe le creature sono simboli di potere e mistero legati al mare. Mentre Tritone rappresenta la parte più benevola e protettiva delle forze marine, le sirene incarnano il lato oscuro e seducente di questo mondo.
Le Nereidi: un altro gruppo di divinità marine, figlie del dio Nereo (la personificazione del mare). Le Nereidi sono benevoli e amichevoli verso gli esseri umani, spesso ritratte come giovani donne affettuose e protettive che aiutano i marinai in difficoltà. In contrasto con le sirene, che attirano i marinai verso la morte, le Nereidi sono considerate protettrici dei viaggiatori e simbolo di un mare che può essere amichevole e benevolo. Tuttavia, entrambe le figure appartengono al mondo marino e condividono un legame profondo con le acque.

Galatea: una ninfa del mare che compare nel mito di Polifemo, il ciclope che si innamora di lei. Quando Galatea non lo ricambia, Polifemo, geloso, la perseguita. In alcune versioni del mito, Galatea è associata alla bellezza e alla purezza del mare, rappresentando una visione più romantica e innocente rispetto alle sirene, che invece sono legate alla seduzione fatale. Galatea, quindi, pur essendo una creatura marina, è una figura benevola, che non cerca di ingannare o distruggere, ma di essere ammirata.

Le Sirene nel Mediterraneo e il Loro Legame con le Divinità Locali
Le sirene non sono una creazione esclusivamente greca: nelle tradizioni mediterranee di altre culture, come quella fenicia o cartaginese, esistono figure simili, come Atargatis, una divinità marina della Siria e della Fenicia. Atargatis è spesso rappresentata come una donna con la coda di pesce, una figura che condivide molti tratti con le sirene greche. Nella tradizione fenicia, Atargatis è una divinità della fertilità, della protezione e del mare, ma la sua iconografia è anche legata alla bellezza e alla seduzione. Questa figura rispecchia l'influenza che le divinità marine hanno avuto sulla cultura e sul folklore del Mediterraneo, alimentando l'immaginario collettivo che ha dato vita alle sirene e alle loro storie.

L'Antichità e la Scultura Greca e Romana
Le sirene sono figure che affondano le radici nella mitologia greca, e la loro rappresentazione artistica nasce già nell'antichità. La figura della sirena, con il corpo di donna e la parte inferiore di pesce o uccello, appare in numerosi vasi greci, sculture e mosaici romani.
Ceramiche greche
Su molti vasi attici (vasi in ceramica) risalenti al periodo Classico, le sirene sono raffigurate come creature metà donna e metà uccello che si confrontano con eroi mitologici come Ulisse. Queste rappresentazioni tendono a enfatizzare il pericolo e la tentazione che le sirene portano con sé. Un esempio famoso è il vaso dipinto da Exekias, che raffigura Ulisse legato all'albero maestro mentre resiste al canto delle sirene.
Scultura romana
Nell'arte romana, le sirene sono rappresentate più frequentemente in contesti più ornamentali e decorativi, come nei mosaici e nelle statue. Un esempio è il mosaico di Ostia, che mostra sirene circondate da pesci e altri elementi marini, rappresentando un mondo di bellezza affascinante e pericolosa.
Le sirene, in questi casi, non sono solo figure mitologiche, ma anche simboli di un'estetica legata al mare e alla natura incontrollabile.


Il Rinascimento e la riscoperta dell'Arte Classica
Durante il Rinascimento, quando gli artisti europei riscoprirono la cultura classica, l'immagine delle sirene fu rivisitata come simbolo della bellezza e della seduzione, ma anche del rischio e della morte. Diversi pittori e scultori trattarono la figura delle sirene, utilizzando il mito per esplorare il rapporto tra l'uomo e il mondo naturale.
Sandro Botticelli:
"La nascita di Venere" (c. 1484-1486) è un esempio famoso di come l'arte del Rinascimento usasse simbolismi legati al mare. Anche se non è una sirena, la figura di Venere emergente dalle acque, accompagnata da creature marine e correnti, evoca temi simili a quelli delle sirene: la bellezza come forza di attrazione irresistibile, ma anche pericolosa. La bellezza di Venere, come quella di una sirena, è sublime ma insidiosa.

L'Arte Contemporanea e le Sirene come Simboli Multidimensionali
Nell'arte contemporanea, le sirene continuano a ispirare opere che riflettono temi di identità, femminismo e connessione con la natura. Le sirene sono spesso rappresentate come simboli di potere e fragilità, ma anche di una lotta per la libertà e l'indipendenza.
Damien Hirst
Sebbene non si concentri esclusivamente sulle sirene, l'artista contemporaneo Damien Hirst ha esplorato il tema della morte e della bellezza in modo simile alla figura delle sirene. Le sue opere, che spesso trattano il ciclo della vita, la morte e la natura, evocano temi che si ricollegano a quelli delle sirene, creature che seducono per poi condurre alla rovina.
Damien Hirst: Sebbene non si concentri esclusivamente sulle sirene, l'artista contemporaneo Damien Hirst ha esplorato il tema della morte e della bellezza in modo simile alla figura delle sirene. Le sue opere, che spesso trattano il ciclo della vita, la morte e la natura, evocano temi che si ricollegano a quelli delle sirene, creature che seducono per poi condurre alla rovina.

PARTENOPE
Il valoroso Ulisse, nel suo lungo viaggio di ritorno a Itaca, si trova ad affrontare una delle prove più insidiose: l'incontro con le sirene, creature tanto affascinanti quanto pericolose. Il loro canto irresistibile, capace di sedurre chiunque lo ascolti, trascina i naviganti verso la morte certa. Tra loro vi è Partenope, il cui nome in greco significa "vergine" (Παρθενοπη).
Avvertito dalla maga Circe del pericolo che le sirene rappresentano, Ulisse escogita un piano per resistere al loro richiamo: ordina ai suoi uomini di turarsi le orecchie con la cera, mentre egli stesso, desideroso di ascoltare la loro voce senza soccombere, si fa legare saldamente all'albero maestro della nave. Partenope, ammaliata dall'eroe, cerca di conquistarlo, pur sapendo che il suo destino è segnato: incapace di vivere il suo amore, si lascia cadere nelle profondità del mare. Il suo corpo, trasportato dalle onde, giunge fino al golfo di Napoli, fermandosi presso l'isolotto di Megaride. Qui, secondo la leggenda, Partenope si dissolve, dando forma alla città di Napoli: la collina di Capodimonte rappresenta la sua testa, mentre la sua coda si adagia lungo Posillipo.
Le altre versioni del mito
Oltre alla versione omerica, la figura di Partenope è protagonista di altri racconti che ne reinterpretano il mito. La scrittrice napoletana Matilde Serao, agli inizi del Novecento, ne propone una versione alternativa. Qui, Partenope non è una sirena, ma una giovane donna greca innamorata dell'eroe ateniese Cimone. Tuttavia, il loro amore è ostacolato dal padre di Partenope, che ha già promesso la figlia in sposa a un altro uomo. Per sfuggire a un destino imposto, i due innamorati fuggono dalla Grecia e approdano nel golfo di Napoli, dove riescono finalmente a vivere la loro storia d'amore. Con il tempo, vengono raggiunti dalle loro famiglie, dando inizio al primo nucleo della popolazione napoletana. Partenope diviene madre di dodici figli e, simbolicamente, dell'intero popolo napoletano. Secondo la Serao, la sua esistenza non si conclude con la morte: la giovane continua a vivere accanto ai suoi discendenti, proteggendoli e guidandoli nei momenti di difficoltà.
Un'altra variante del mito, diffusa nell'Ottocento, racconta invece di una Passione Immortale. In questa versione, Partenope è una sirena che abita le acque del golfo di Napoli. Un giorno, il centauro Vesuvio si avvicina alle sue coste, e il dio Eros scaglia il suo dardo, facendo nascere un amore travolgente tra i due. La loro felicità, tuttavia, è destinata a infrangersi: Zeus, geloso della sirena, decide di separarli per sempre trasformando Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo. Condannata a guardare per l'eternità l'amato senza poterlo toccare, Partenope, consumata dal dolore, si lascia morire. Il suo corpo viene trasportato dalle onde fino all'isolotto di Megaride e assume le sembianze di una città incantevole: Napoli.
Le sirene nel cinema contemporaneo
L'immagine delle sirene, con il loro fascino misterioso e pericoloso, continua a ispirare il mondo del cinema e della letteratura. Oggi, il mito viene reinterpretato in modi diversi, spaziando dalle figure oscure e ammaliatrici della tradizione classica alle rappresentazioni più romantiche e fiabesche. "La Sirenetta" della Disney, ad esempio, trasforma la sirena in un'eroina desiderosa di vivere tra gli umani, ribaltando la concezione di creatura fatale tipica della mitologia antica.
Anche il cinema d'autore ha rielaborato il mito, come dimostra il film "Partenope" di Paolo Sorrentino. In questa versione, Partenope non è una sirena, ma una donna nata a Napoli nel 1950. Come la figura mitologica, incarna la bellezza e il magnetismo della città, attraversando il tempo e le vicende della sua esistenza con un'aura ammaliante. Cresciuta in una famiglia benestante, è segnata da un tragico passato e da relazioni complesse, che riflettono le contraddizioni e le sfumature della città che porta il suo nome. La Partenope di Sorrentino diventa così il simbolo di Napoli stessa: una città di bellezza e malinconia, di passioni e misteri, sospesa tra mito e realtà.
Attraverso le molteplici versioni del suo mito, Partenope continua a rappresentare l'anima profonda di Napoli, un ponte tra il passato e il presente, tra la leggenda e la storia, tra il reale e l'immaginario.
